Eremo di San Gallo

 Zurück Höhen|meter: 119HM Länge: 1.89km Gehzeit: 1Std 0 Min - Schwierigkeit
- Erlebnis Wegbeschreibung/Routen|verlauf:
Da Cles si va a Cagnò (Sp 139) tramite ponte del Castelaz. Si supera il ponte panoramico e si sale con tornanti per arrivare al bivio con la SS42. Parcheggiamo nei pressi del locale Terrazza dei sapori. Ora scendiamo lungo la strada Sp139 e subito a destra troviamo l’indicazione “Eremo di San Gallo”. Scendiamo lungo una stradina (asfaltata) che scende tra i meleti. Lungo il percorso non mancano tavoli e panchine e una piccola deviazione porta ad un bel punto panoramico su uno sperone di roccia dove si può godere di un’ottima vista sul ponte del Castellaz. Camminando per altri 10 minuti si arriva all'eremo dove oggi restano solo dei ruderi al di sotto del grande tetto naturale di roccia che era stato scelto come luogo di romitaggio. Il rientro avviene per la stessa via dell'andata. Due km, un’ora di cammino
S. Gallo è uno dei cosiddetti santi dell’orso, come San Massimino, San Corbiniano e San Romedio. In Valle di Non si trovano molti romitori: San Romedio, Santa Giustina, San Gallo, Palù di Coredo. Eremo ospizio è anche Santa Emerenziana, all’imbocco della Valle di Tovel.
San Gallo, che secondo alcune fonti nacque tra il 532 e il 560 e morì nel 627 o fra il 646 e il 650, svolse principalmente la sua attività di monaco nei dintorni del lago di Costanza. La sua devozione si diffuse anche verso sud arrivando anche in Trentino. S. Gallo scelse di vivere a contatto con la natura, in luoghi che noi oggi definiremmo aspri, selvaggi e inospitali, ma che allora erano ritenuti importanti per la preghiera. Sappiamo che questo eremo era costituito di una chiesetta molto semplice consistente in un’abside circolare con l’altare ed una piccola navata rettangolare coperta da semplice tavolato. Alla chiesetta era annesso l’eremitaggio, di cui si parlava già in documenti del XV° secolo. Con un atto del 08 dicembre 1478, i vicini di Cagnò pregano il Vescovo di investire del romitorio il cappellano di Arsio, Giacomo Nassimbene, ma il pievano di Revò lo darà ad altra persona. Nel 1479 altro documento di protesta al Vescovo, e nel 1491 il Vescovo concede il romitorio della cappella di San Gallo ad un prete delle diocesi di Metz. Nel 1579 gli atti ci dicono però che il luogo era mal custodito, la cappella minacciava rovina e la casetta era aperta alle capre. Nel 1616 ci si accorge che manca il crocefisso all’altare, che non c’è più un prete stabile e che i paramenti sono custoditi a Revò. Gli atti del 1742, dopo aver notato grosse fessure nella facciata, il tetto fradicio ed i muri cadenti attestano che l’eremita dormiva solo una o due volte la settimana all’eremo. Nelle stagioni d’inverno, autunno e primavera abitava qualche volta a Cagnò, qualche volta a Revò e qualche volta a Romallo. Il fenomeno dell’eremitismo, fiorente nel XVI° secolo, si va indebolendo ovunque. Gli atti del 1766 dicono che il romitorio è vacante e ridotto simile ad una spelonca di ladri e per questo ne consigliavano la demolizione, perché non avesse a servire da rifugio ad assassini e malviventi. La chiesa era in condizioni deplorevoli. Per qualche tempo continuò ad essere officiata una volta all’anno, ma poi, trascurata e spogliata.

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